Dott.ssa Alessia Sapei – Osteopata Fisioterapista a Torino

IL CRANIO… EPPUR SI MUOVE…

L’osteopatia in ambito cranio sacrale originò nel 900 dalle prime intuizioni di Sutherland, allievo di Steel (padre dell’osteopatia). Condusse studi meticolosi durati vent’anni durante i quali riuscì a descrivere la biomeccanica cranica e le relazioni che esistono tra le varie ossa del cranio e i loro movimenti reciproci. Valutò che spesso il movimento riscontrato era diverso da quello ideale ipotizzando quindi che esistessero delle disfunzioni provenienti dalla base del cranio considerata come l’articolazione sfeno basilare (tra lo sfenoide e l’occipite). Selezionò e classifico le diverse disfunzioni dividendole in fisiologiche e non, basando la valutazione su un’analisi palpatoria del cranio e un’osservazione manuale del suo movimento. Sutherland imputava queste caratteristiche anomale a un problema di sfeno basilare ma successivi studi scientifici dimostrarono che l’articolazione andava incontro ad una progressiva ossificazione con l’avanzare dell’età; diversi autori concordano, sulla base di differenti studi, con una chiusura completa entro la fine dell’adolescenza considerata fino ai 22-25 anni. Questo dato scientifico dimostra come questa regione cranica non possa essere responsabile di distorsioni dell’intero cranio, poiché non ha grandi mobilità ma un’elasticità propria del tessuto osseo. Tuttavia vi sono altri studi scientifici che dimostrano che il cranio ha una mobilità, così come le sue suture. Di particolare interesse uno studio effettuato con RMN dove si è dimostrato che le ossa del cranio hanno un movimento compreso tra 380 micron e 1 mm, i ventricoli si espandono aumentando il volume di 12-15 ml, il ritmo di questo movimento è di 6-14 cicli al minuto. Lo stesso attraverso misurazione bioimpedenziometrica ed ecodoppler transcranico ha misurato la presenza di oscillazioni lente delle ossa craniche, dimostrando che questi movimenti sono attribuibili a meccanismi di regolazione delle scorte di sangue e di consumo di ossigeno da parte del tessuto cerebrale e dalle dinamiche di circolazione del liquor cefalorachidiano. Un altro studio effettuato su due cadaveri freschi pompando manualmente una soluzione salina all’interno dei ventricoli cerebrali ha mostrato che il cranio ha una capacità di espansione di quasi 1 cm e la sua pressione intracranica è aumentata di 15 mmHg. Da questi studi si può dedurre la mobilità del cranio e delle sue suture, in grado di espandersi e adattarsi parzialmente alle pressioni.
Nella valutazione palpatoria si può individuare la rigidità delle suture craniche e ripristinare la mobilità può avere riscontri positivi su alcune manifestazioni cliniche, come avviene d’altra parte in altre regioni corporee soggette a microtraumatismi. L’efficacia di questo approccio manuale è più evidente in ambito pediatrico ma normalizzare le tensioni fasciali intracraniche attraverso le suture riporta ad esempio un’interferenza positiva sul trigemino, il cui nucleo sensitivo è connesso con i primi tre mielomeri cervicali e quindi la muscolatura cervicale superiore.